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Insegnamento del tedesco e computer

Ho cominciato a coniugare insegnamento del tedesco e computer da qualche anno e non mi è mai rimasta la sensazione che i miei studenti si fossero avvicinati al mezzo informatico come alla porta per una fuga dalla classe o come un’appendice legalizzata del loro cellulare per eludere la sorveglianza e navigare altrove. Forse – sicuramente – sono stata fortunata, perché ho spesso visto l’approccio ad un mezzo diverso dalla carta, la penna e la lavagna trasformarsi in un certo accanimento all’apprendere coniugato con un’attenzione diffusa al come e con una concentrazione gioiosa e giocosa nell’impadronirsi di altre strade da percorrere coi compagni e con me. La vivace concentrazione sul cosa e l’automatico conseguente rispetto del come non mi hanno richiesto troppi sforzi volti a spiegare regole di buon comportamento nella gestione dei tasti, del monitor o del mouse; non più di quanti inizialmente non ne richieda il primo scontroso incontro con banchi di contenzione, zaini mostruosamente stracolmi e cellulari da spegnere.
Quello che voglio dire è che, se è vero che nella rete non sempre sono facilmente rintracciabili una approfondita conoscenza o un dovuto rispetto della netiquette, è pur vero che questa situazione non peggiora se i navigatori sono docenti e studenti a galla nello sforzo di un doppio navigare, nel mare del web e in quello della sperimentazione didattica. Anzi: la finalizzazione del viaggio pone paletti che diventa più facile non superare rispetto a quanto avviene nel mare aperto di uno schermo acceso (e con diretto anche se illusorio accesso) sul mondo senza che se ne sappia e se ne chieda il perché.
Il mio pensiero è che la comunicazione e la conoscenza abbiano seguito con grande disciplina la regola plurisecolare di adattamento della specie all’ambiente per sopravvivere. Le parole, fossero solo segnali di comunicazione o si facessero culle di cultura e sapere, hanno cercato sempre un modo per passare. Per sopravvivere. Persino diventando altro da sé. Non paga, credo, storcere il naso snob di fronte alla volgarità di un bit o all’inesteticità di un topino di plastica; la cultura, la conoscenza, il sapere o anche più semplicemente – ma non meno significativamente sul piano educativo – il comunicare navigano anche questi mari, si lasciano impigliare nelle maglie della rete, cercano strade per raggiungere anche chi toglie volentieri dalla borsa due tre libri purché resti lo spazio per il cellulare. Che noi docenti dobbiamo assumerci una responsabilità educativa anche in questo settore mi pare fuori di dubbio. Ma anche in questo caso la mia esperienza personale (e dunque discutibile e parziale) mi ha mostrato come strada più efficace quella dell’apprendere in presenza, dell’imparare nel fare anche il come è giusto fare. Ho spesso pensato (e ancora una volta mi si perdoni ancora la soggettività dell’opinione) che la noia sia spesso una delle madri della cattiva educazione.
La prima volta che ho portato i miei allievi in internet qualcuno ha provato a chattare, poi si è incuriosito nel vedere gli altri tentare approcci in lingua straniera in camere chat tedesche e si è unito agli altri. Ne ho visti molti, tra i miei studenti meno motivati e meno bravi, preoccuparsi della correttezza ortografica di quello che stavano per pubblicare nel momento in cui si sono sentiti attori protagonisti di un blog sul palcoscenico internazionale del Web theatre. E oggi, mentre tutti mi chiamano più ancora di quanto io riesca a seguirli e a rispondere loro, a nessuno resta il tempo per navigare altrove, o riversare sciocchezze in qualche casella postale.
Mi scuso davvero della lunghezza del post.

7 Comments (Open | Close)

7 Comments To "Insegnamento del tedesco e computer"

#1 Comment By giovannipetta On mercoledì, 31 Marzo 2004 @ 08:47

ti scriverò con più calma. intanto complimenti. ti segnalo il sito della mia scuola [1] — a presto — ___g___

#2 Comment By aitan On mercoledì, 31 Marzo 2004 @ 15:38

concordo pienamente

#3 Comment By emel On mercoledì, 31 Marzo 2004 @ 22:23

Grazie per questo bellissimo intervento.
Melanie

#4 Comment By grrensun On venerdì, 2 Aprile 2004 @ 00:01

Ciao Rita,
GRAZIE per il tuo intervento.
Tu dici: “la mia esperienza personale (e dunque discutibile e parziale) mi ha mostrato come strada più efficace quella dell’apprendere in presenza, dell’imparare nel fare anche il come è giusto fare. Ho spesso pensato che la noia sia spesso una delle madri della cattiva educazione”
Quanto sento mie queste parole….
La tua soggettività è quindianche la mia.
Anch’io, nel mio piccolo, in tutti i sensi, (Insegno in una scuola elementare!!) ho allievi che non vedono l’ora di scrivere sul blog di classe…e come stanno attenti all’ortografia…FINALMENTE…,quanta voglia e responsabilità mostrano nei contatti che hanno sul blog….che spirito critico stanno sviluppando nei confronti dei siti che consultano….quanta fatica devo fare per tenere a bada passioni nascoste che vogliono esprimersi attraverso un blog: a Pasqua ho promesso loro che ne aprirò almeno un paio.
Sì, è la noia, l’indifferenza dei docenti che spengono le menti, creano bambini e ragazzi difficili, non competenti.
Grazie ancora! Leila

#5 Comment By mtb On venerdì, 2 Aprile 2004 @ 10:34

Le testimonianze in questo blog ci danno tanta “grinta” per andare avanti!
Grazie a tutti voi!

mt

#6 Comment By vimari On giovedì, 8 Aprile 2004 @ 18:45

Ciao Rita, abbiamo in comune oltre penso alla passione del computer il nome…
mentre leggevo la tua esperienza , sorridevo perchè in effetti hai dato un quadro della situazione abbastanza realistica e solo chi lavora in laboratorio può capire…..dico questo perchè molti docenti non capiscono e pensano che stare davanti ad un computer sia solo lasciare i ragazzi navigare in internet mentre il docente si riposa…..!!!!!

#7 Comment By maradulcetta On venerdì, 9 Aprile 2004 @ 18:24

BUONA   PASQUA

 

BUONA
PASQUA