Bassa tecnologia per lo sviluppo?!?

In questo fine d’anno scolastico stiamo tentando di far decollare l’edizione romana di "educarsi al futuro" avendo, tra le altre, la finalità di fornire una "capanna tecnologica" alimentata con fotovoltaico e dotata di alcune postazioni collegate alla rete internet (probabilmente via satelllite e wifi) dedicate a mantenere in contatto i nostri ragazzi e quelli del paese africano gemellato. 
Inoltre tra gli scopi del progetto c’è anche quello di utilizzare l’e-learning (usando rigorosamente free-software) per formare direttamente in loco i tecnici in grado di manutenere la tecnologia fotovoltaica ed elettronica.

Ok, detto così il progetto sembra banale ma poggia su due assunti principali:

  1. la richiesta esplicita della comunità locale di avere tali servizi-facilities
  2. il creare una piccola comunità tecnologicamente autosufficiente ed autoformante (istruzione a distanza)


Chi fosse interessato ai dettagli del progetto può chiederli in mail.

Ora, leggendo l’articolo su chip&salsa del 20 luglio (unitamente ad una serie di letture dell’ultimo periodo) mi rendo conto che in fondo stiamo lavorando nel solco del progetto dei "villaggi del millenio" cercando di fornire infrastutture e tecnologie a basso costo (e free) ma valide a piccole comunità locali mirate a migliorarne l’istruzione e gli aspetti sanitari (pompe per pozzi). Anche se proprio di bassa tecnologia non si tratta….
Inoltre cerchiamo di creare una sponda di supporto negli studenti del nostro paese che realizzeranno, insieme ai partner, tutti i sistemi elettronici e… sperimenteranno il fotovoltaico anche nella propria scuola!

Certo, non è ancora un percorso di decrescita ma lavorare insieme (nord, sud ed est del mondo) per iniziare a modificare i consumi energetici orientandoli alle rinnovabili e rendersi conto che si è tutti sullo stesso pianeta forse è un modo di iniziare un percorso verso un’altra civiltà.