I tagli alla scuola pubblica

In queste settimane, nell’indifferenza pressoché generale e nella quasi totale inconsapevolezza della maggioranza dei cittadini, è in atto una vera e propria macelleria educativa, ovviamente con il pretesto della necessaria razionalizzazione del sistema dell’istruzione nel nostro Paese e sulla base di statistiche abbondantemente taroccate.

Nel frattempo, il Ministro Gelmini appare quotidianamente in televisione, sponsorizzando le più svariate iniziative di immagine, dall’introduzione della divisa scolastica come “segno forte di appartenenza” (appartenenza a cosa? A scuole che vengono sistematicamente smembrate dai burocrati degli Uffici Scolastici?) alla proposta di settimana corta, passando attraverso il sette in condotta e la musica di Gaber, del quale evidentemente il Ministro è fan, indicata come argomento di studio e approfondimento. Senza far mancare un chiacchiericcio fastidiosamente demagogico sulla presunta valorizzazione del merito.

Intanto, classi intere vengono fatte scomparire con un tocco di bacchetta magica, le cattedre svaniscono nel nulla, un po’ ovunque la continuità didattica viene tranquillamente scavalcata. Fra accorpamenti e cancellazioni, che interessano anche classi intermedie e terminali, i ragazzi sono costretti a modificare il loro piano di studi, a trasferirsi in istituti talvolta significativamente distanti dalla città di appartenenza, ad affrontare spese, incertezze e improvvisi mutamenti di rotta. Nel caso della mia scuola, i tagli previsti mettono fortemente in discussione la sopravvivenza stessa del Liceo Classico (in una Città di trentaquattromila abitanti, non in uno sperduto paesino di montagna!) e ridimensionano drammaticamente le possibilità di sviluppo e di qualificazione della sezione scientifica.

Ma non è della situazione specifica che voglio parlare, perché la questione non riguarda solo il Liceo di Piombino o la nostra Provincia. In realtà mentre l’informazione si trastulla con le dichiarazioni sempre un po’ populiste del politicante di turno, i cittadini (che siano professori, studenti o genitori) sono costretti a subire le conseguenze di scelte miopi, che ragionano solo in termini brutalmente economici, senza considerare affatto la specificità delle singole situazioni, le aspettative dell’utenza, gli impegni già assunti dalle Istituzioni Scolastiche e, soprattutto, il tanto decantato merito e la sempre esaltata (a parole) “qualità del servizio”. Non parliamo poi del diritto allo studio e della lotta all’abbandono scolastico, formulette vuote, buone giusto per pessime esercitazioni retoriche alle quali non crede più nessuno.

Questa è la situazione. Sarebbe auspicabile che ad essa venisse dato giusto risalto, confinando ai margini le discussioni balneari sul look degli studenti, utili evidentemente a gettare fumo negli occhi e a distogliere l’attenzione dei cittadini dal sistematico e perverso impoverimento della scuola pubblica nel nostro Paese.

6 pensieri su “I tagli alla scuola pubblica

  1. Buongiorno a tutti!!!!

    Sono un’insegnante precaria della scuola primaria e dopo 10 anni di precariato mi vedo mettere in dubbio la possiblità di passare al tanto sospirato ruolo.

    Essendo tra le prime nella graduatoria provinciale ad esaurimento, qualcuno mi sa dire se lper l’anno 2009/10 le assunzioni ci saranno, seppur minime, o non ci saranno per nulla????

    In bocca al lupo a tutti.

  2. Che dire… come docenti credo abbiamo gli strumenti per attivare una campagna di controinformazione direttamente nelle nostre realtà scolastiche.

    Chi meglio di noi può sfruttare il contatto con gli “utenti” del sistema istruzione?

    🙁

  3. La non informazione è tipica di uno stato regime. La buona cultura, la buona sanità, la buona istruzione sarà privilegio di pochi…

    in bocca al lupo a tutti noi:-(

    leila

  4. Condivido le vostre preoccupazioni sul futuro della scuola pubblica, ma più in generale sul futuro. Che Paese è il nostro che non investe sul suo futuro?

  5. La preoccupazione sul futuro della scuola pubblica di giorno in giorno diventa più forte; manovre di cui, come dici tu, l’opinione pubblica conosce poco o nulla. Ovviamente, poi, ogni problema che si presenterà, passata l’euforia delle vacanze che comunque sempre un minor numero di famiglie possono permettersi, ricadra’ sulle spalle degli insegnanti.

    mtb

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